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Epidemia in Congo: le ultime notizie

A seguito alla situazione sanitaria nel Congo, è stata costituita una task force composta da rappresentanti del Ministero della Salute, dell’AIFA e dell’ISS per coordinare le eventuali azioni da intraprendere e per comunicare tutte le novità ai servizi sanitari regionali.

laboratorio chimico farmaceutico
Foto di Halcyon Marine Healthcare Systems da Pixabay

Sono in corso accertamenti su un individuo ricoverato a Lucca a fine novembre, che presentava sintomi riconducibili alla malattia congolese. Il paziente è stato dimesso il 3 dicembre, prima della segnalazione di questa nuova malattia, poiché si era ripreso dai sintomi, nonostante non fosse stata effettuata una diagnosi precisa della patologia tuttavia, alcuni campioni di sangue saranno analizzati dall’ISS per maggiori accertamenti, anche se, al momento, non vi è alcuna situazione di allerta o pericolo. L’uomo proveniva dal Congo, dove lavora a circa 700 km dalla zona di Panzi, epicentro dell’epidemia.

Le indagini delle autorità sanitarie congolesi e dell’OMS proseguono per identificare l’agente responsabile della malattia. Le ricerche sono complicate dalla condizione ambientale dell’area colpita, caratterizzata da un contesto rurale con scarsi collegamenti; inoltre, i campioni da analizzare devono essere trasportati per circa 500 km dove si trova il laboratorio attrezzato più vicino.

Secondo il dottor Mario Bassetti Direttore della Clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, si potrebbe trattare di una nuova forma di febbre emorragica virale simile all’Ebola. Il Dottor Carlo Perno, responsabile della Microbiologia e Diagnostica di Immunologia presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, sottolinea che il Congo, grazie alla sua foresta equatoriale e alla considerevole varietà di fauna presente, rappresenta un vero e proprio serbatoio di virus capaci, potenzialmente, di effettuare salti di specie ed infettare l’uomo.

A livello europeo, la situazione viene monitorata con attenzione attraverso contatti con esperti del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità comunque, attualmente, non risultano casi accertati in Europa.

Da quanto si è accertato in Congo, al 10 dicembre, si registrano poco più di 400 casi accertati, con circa 130 decessi dei quali solo una trentina avvenute negli ospedali. È opportuno notare che le condizioni ambientali e sociali dell’area colpita non consentono una grande precisione nei dati; inoltre le carenze igienico-sanitarie, la malnutrizione e la mancanza di strutture mediche adeguate potrebbero comportare un tasso di mortalità superiore. Secondo alcune ipotesi sintomi e morti potrebbero essere causati anche dalla sovrapposizione di più malattie. La maggior parte dei casi è stata segnalata nella località di Panzi, ma ne sono stati riscontrati anche in altre otto località limitrofe, sempre nella provincia di Kwango.

Riflettendo sugli anni della pandemia da Covid, si avverte una certa preoccupazione nell’opinione pubblica riguardo alla possibilità di un’altra emergenza sanitaria europea o mondiale.

Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito che, a causa degli ostacoli logistici (la regione è rurale e isolata e l’accesso è reso ancora più difficile dalla stagione delle piogge), dell’insicurezza (con la possibilità di attacchi da parte di gruppi armati verso le squadre di intervento) e della mancanza di adeguate strutture diagnostiche,  esiste un elevato rischio di contaminazione per la popolazione locale, è opportuno  sottolineare che, a differenza del Covid, originatosi in Cina, la probabilità di ampia diffusione di questa “nuova” malattia in Europa appare piuttosto contenuta. Per prima cosa, proprio perchè l’area interessata è caratterizzata da un contesto rurale con limitati collegamenti, gli spostamenti della popolazione anche all’interno dello stesso paese sono ridotti, bisogna poi considerare che la Repubblica Popolare del Congo è collegata direttamente all’Europa solo con tre voli diretti: verso Bruxelles, Parigi e Istanbul, di conseguenza il numero di residenti congolesi che giungono quotidianamente in Europa è molto esiguo, facilitando le operazioni di controllo e rendendo più difficile la trasmissione dell’agente patogeno.

Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre 2024 by Redazione

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Author: Redazione

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