Da un po’ di tempo si sente parlare di carne sintetica, che poi sintetica non è. L’Italia, primo paese al mondo (vedremo dopo cosa significa veramente) ne ha vietata la produzione e la commercializzazione. In altri paesi, come Israele, Singapore, USA è già usata ma per ora, a causa della scarsa produzione e dell’elevato prezzo, non è certo di uso comune.
Ma cominciamo dall’inizio. La carne sintetica, o come sarebbe più giusto chiamarla carne coltivata, si ottiene in laboratorio partendo da una cellula animale prelevata con una biopsia. La cellula viene posta in appositi contenitori insieme a soluzioni nutrienti e si sviluppa e riproduce nella stessa maniera in cui si sarebbe sviluppata nell’animale a cui è stata prelevata. Alla fine queste cellule si uniranno per formare un tessuto muscolare che è il prodotto finito che vogliamo realizzare.
Mentre nei laboratori scientifici tutto viene fatto in piccole quantità, per una vera e propria produzione industriale si usano degli appositi macchinari, i bioreattori, che servono a facilitare ed accelerare il processo.
Badate bene i bioreattori sono già usati, da anni, per alcune produzioni come la birra e lo yogurt e non hanno nulla a che vedere con le radiazioni ionizzanti, il nucleare, come a volte è stato detto.
L’Italia è stato il primo paese al mondo a vietare la Carne coltivata… diciamolo meglio: l’Italia è l’unico paese al mondo che ha vietato la carne coltivata, tutti gli altri, evidentemente, hanno capito la potenzialità del prodotto.
E il solito discorso. Quando cercando l’acqua si scopriva il petrolio la gente malediva quel liquido scuro e puzzolente che non serviva a nulla; i primi che andavano in un automobile, con tanto di omini con bandiera rossa per segnalare il pericolo, erano presi per pazzi o stupidi da chi correva con le carrozze a cavalli; quando nella manifattura tessile fu introdotto il telaio a vapore gli operai distruggevano attrezzature e fabbriche per paura di rimanere disoccupati.
C’è sempre stata la paura del nuovo e, in particolare le nuove tecnologie spaventano un popolo come il nostro che sarà pure di: poeti, santi e navigatori ma molto poco di scienziati e tecnologi.
Ma è difficile fermare la scienza e la tecnologia perché le ricerche e le invenzioni seguono le richieste e le necessità che si creano nei vari momenti storici.
Se fosse bastato produrre 100 maglioni al mese di sicuro Edmund Cartwright nel 1785 non si sarebbe messo a studiare un telaio meccanico per aumentare la produzione delle fabbriche.
I tempi cambiano e cambiano le esigenze ma i cambiamenti non sono tragedie che sconvolgono il mondo. Alla fine c’è sempre una compensazione.
Fino ai primi decenni dello scorso secolo si poteva viaggiare tra continenti solo andando per mare. Possenti navi passeggeri collegavano regolarmente Europa Asia, Australia e Americhe. Poi arrivarono gli aeroplani. Ma le navi sono scomparse? No, si sono trasformate in traghetti e navi da crociera. Cambiano i tempi e si creano nuove esigenze.
Torniamo alla carne. E’ matematico che dovremmo passare, prima o poi, alla carne coltivata ed anche alle colture ad alta tecnologia in agricoltura. Gli allevamenti e i campi coltivati tradizionali andavano bene, forse, quando sulla terra eravamo 3 o 4 miliardi di abitanti. Ma ora che abbiamo superato gli 8 miliardi e siamo in crescita esponenziale e con un cambiamento climatico che potrebbe rendere alcune parti del pianeta non più vivibili, dobbiamo trovare un modo per risparmiare terra, acqua ed inquinare di meno.
Prendiamo esempio da Singapore, dove non esiste un metro quadrato di terreno agricolo e quindi devono importare tutto il loro cibo; nonostante ciò hanno deciso che in pochi anni almeno il 30% della produzione alimentare deve essere realizzata all’interno dei loro confini e ci sono già enormi palazzi che invede di uffici al loro interno contengono serre.
Sappiamo bene che in Italia ci sono molti allevatori e molti agricoltori e che è difficile deluderli, specie in un paese come il nostro nel quale c’è sempre una elezione alle porte, ma la cura, a volte, è più pericolosa dl male.
Abbiamo nel nostro paese una azienda che studia e sperimenta la carne allevata con notevoli risultati, così tagliamo le gambe, sul nascere, ad una industria che sarà probabilmente una delle più importanti ed attive nei prossimi decenni.
Siamo anche leader nella produzione di bioreattori. Obbligandoli a vendere solo all’estero, senza avere un mercato interno, non gli si faciliterà la vita, e aggiungiamo che senza una ricerca attiva e vivace potrebbe essere facile perdere posizioni e clienti.
Ma quello di cui veramente non si tiene conto e che non stiamo parlando di qualcosa che accadrà tra due settimane. Ci vorranno anni, decenni prima di arrivare ad una distribuzione globale di carne coltivata. C’è tutto il tempo per ragionarci sopra, per convertire le aziende, per creare, perché no, un made in Italy anche per la carne coltivata. Anche i grandi allevatori del Sud America ci stanno pensando. Infine teniamo presente che quando la carne coltivata sarà approvata dalla Comunità Europea, non potremo impedirne la vendita nel nostro Paese.
Ma se ora noi diamo uno stop totale, nel momento in cui capiremo di aver fatto un grosso errore, probabilmente sarà troppo tardi per rimediare.
Per altre informazioni sulla carne coltivata: il Fatto Alimentare – Fondazione Veronesi
Aggiornamento del 19/10/2023
Il Governo si è accorto che il disegno di legge presentato per vietare la carne coltivata era in contrasto con le norme europee e, probabilmente per evitare ulteriori figuracce con una bocciatura della Commissione, ha chiesto la revoca del ddl. Nella lettera inviata a Bruxelles dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare pare che si parli di un necessario: “approfondimento delle tematiche”. Ma gli approfondimenti non si dovrebbero fare prima di scrivere le leggi? Comunque sia, un altro grande successo del Ministro Lollobrigida!
Aggiornamento del 16/11/2023
Purtroppo con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astenuti la Camera ha approvato in via definitiva la legge che vieta la produzione e l’immissione sul mercato di carne coltivata. Quando tra alcuni anni sarà un alimento comune, saremo costretti ad importarla dagli altri paesi e, nel frattempo, i nostri allevamenti non avranno avuto la possibilità di trasformarsi in attività alternative e ci troveremo con aziende in crisi e dipendenti senza lavoro.
Ultimo aggiornamento: 23 Novembre 2023 by