Nel settore del turismo, si discute sempre con maggiore frequenza di “turismo responsabile”, “sostenibilità” e “tutela dell’ambiente”. Le principali destinazioni del turismo di massa stanno cercando soluzioni per affrontare il problema del sovraffollamento turistico, comunemente definito come Overtourism. Un numero significativo di turisti è alla ricerca di nuove esperienze, destinazioni inedite e un contatto più stretto con la natura e le culture dei paesi visitati.
Gli arcipelaghi dell’Oceano Pacifico, grazie al loro relativo isolamento, alla distanza dagli altri stati e alle loro tradizioni, potrebbero rappresentare candidati ideali per un ritorno a forme di turismo sostenibile.
In particolare, la Polinesia Francese, per la sua straordinaria bellezza, le sue peculiarità e le opportunità di collegamento, si configura sicuramente come la regione più affascinante per noi europei.
In effetti, il piano avviato dal Ministero del Turismo della Polinesia Francese lo scorso anno e il cui completamento è previsto entro il 2027, ha l’obiettivo di trasformare l’intero territorio – composto da oltre cento isole e atolli – in una destinazione leader nel Pacifico per il turismo inclusivo e sostenibile.
Tale piano cerca di armonizzare le esigenze relative alla protezione delle risorse naturali e ai benefici per la popolazione locale, mantenendo, al contempo, le caratteristiche distintive di una meta dedicata allo slow tourism e ad un’offerta turistica di qualità. Il fulcro del progetto consiste nel mantenere il numero di turisti equivalente a quello degli abitanti, ovvero circa 280.000 all’anno, e nel distribuirli uniformemente su tutto il territorio, al fine di ridurre la pressione sulle località attualmente più frequentate: Tahiti, Moorea, Bora Bora e Rangiroa. Nelle isole minori, altrettanto affascinanti, il contatto con la natura e con gli usi e sostumi locali potrebbe risultare certamente facilitato.
Il piano potrà avere successo qualora si preservino le antiche tradizioni del popolo Polinesiano, che ha sempre vissuto in armonia con la natura grazie a quella forza vitale che, tradizionalmente, unisce tutti gli esseri viventi e grazie alle pratiche ambientali ancestrali, riscoperte da noi molto dopo, come l’interruzione periodica della pesca per favorire la riproduzione ittica o la rotazione delle colture nell’agricoltura.
Ci auguriamo che questo esperimento non conduca a una deriva opposta e che dal turismo inclusivo non si giunga invece a un turismo esclusivo dedicato solamente ai viaggi e soggiorni di lusso. Con tutte quelle isole disponibili sarebbe davvero un peccato.
Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre 2024 by Redazione