Recentemente, l’Agenzia delle Entrate aveva stabilito che ai costi dei corsi per ottenere la patente nautica, già piuttosto elevati, dovesse essere aggiunta un’IVA del 22%. Questa decisione ha avuto un impatto significativo sia sulle scuole di formazione sia sui candidati interessati a conseguire la patente.

Tuttavia, una scuola di La Spezia, contestando l’applicazione dell’IVA, ha presentato ricorso e la Corte di Giustizia Tributaria di La Spezia con la sentenza n. 72/2025 ha respinto le pretese dell’Agenzia delle Entrate. Tale sentenza rappresenta un risparmio economico per i cittadini e favorisce una formazione più accessibile, regolare e sicura, in linea con gli obiettivi di riduzione degli incidenti in mare. Va sottolineato che la sicurezza marittima in Italia non sempre sembra prioritaria: infatti, la normativa italiana permette a chiunque, anche senza conoscenze specifiche nel settore marittimo, di condurre, con qualche limitazione, imbarcazioni di grandi dimensioni. Inoltre, il cosiddetto “patentino” D1 consente a ragazzini di 16 anni di navigare con barche dotate di motori fino a 115CV dopo un corso solo teorico di sole 8 ore. Rendere più complicato o costoso il conseguimento della patente nautica non contribuirebbe certamente a migliorare la sicurezza in mare.
Esistono numerose modalità per facilitare i diportisti che desiderano navigare in modo sicuro e consapevole, anche attraverso una riforma che prenda spunto dalle buone pratiche adottate in altri paesi.
Ad esempio, perché mantenere la distinzione tra patenti per motore e per vela? In molti altri stati europei, infatti, la patente è unica. Ma di questo ne abbiamo parlato in un altro articolo.
Ultimo aggiornamento: 16 Giugno 2025 by Redazione