Che lo guardi dai muretti del Molo Audace o dall’alto della strada napoleonica di Opicina, il golfo di Trieste lo puoi quasi abbracciare tutto, da Muggia fino a Duino. E se passeggi sulle Rive, in un giorno in cui la bora scende giù dal Carso a rotta di collo e s’insinua bizzosa in tutti gli anfratti, ne puoi anche sentire la voce, la musica: perché è quel mare, increspato di riccioli bianchi, che fa cantare le sartie delle barche.

Trieste è legata al mare almeno quanto lo è alla montagna: è l’unico posto d’Italia dove puoi vedere le Alpi oltremare, dove mare e montagne si toccano come le quinte di un teatro, diceva Paolo Rumiz, scrittore, giornalista e triestino doc.
Senza il mare Trieste non potrebbe vivere: anche in inverno, quando il cielo è di un azzurro smagliante, quasi fosse lucidato dal vento, vedi gente sulle Rive con la sciarpa fino agli occhi. D’estate poi non ne parliamo, tutti in costume a godersi il sole e il mare sui marciapiedi di Barcola; solo una fila di oleandri, e nemmeno troppo fitti, protegge i corpi stesi al sole sul pavé dalle auto che corrono sulla strada costiera.
Qui le barche a vela sono il doppio di quelle a motore, ci sono 14 società veliche e un triestino su quattro sa andare in barca. Ed è qui che ogni anno si tiene la regata internazionale aperta a tutte le categorie di barche a vela: sono più di 2.000 le imbarcazioni che partecipano alla Barcolana, quelle grandi a fianco delle piccole, le une capitanate da esperti velisti, le altre da semplici appassionati, chiunque può gareggiare nella kermesse del mare più spettacolare e scenografica che si conosca.
A due passi dal centro di Trieste ci sono i sentieri che portano al Carso e alle falesie della Val Rosandra. E c’è addirittura un rifugio del CAI, il più basso delle Alpi e forse del mondo, con la sua locanda sempre affollata: perché la gente se c’è vento va in barca, se c’è bonaccia mette le pedule e va in montagna.
Se invece rimani in città vai a farti un giro, che immancabilmente finisce in un buffet, con le caldaie sempre fumanti di profumati bolliti, oppure in un caffè: i triestini bevono 10 kg di caffè all’anno, che rispetto alla media italiana di cinque chili è decisamente una bella quantità.
Forse perché il caffè che si serve a Trieste è uno dei migliori al mondo? Meglio non mettersi a discutere della qualità del caffè con un triestino, è una battaglia persa in partenza: più del 30% del caffè importato in Italia sbarca nel porto di Trieste e il profumo che proviene dalle torrefazioni e dai sacchi movimentati sul molo s’insinua tra i palazzi e diventa un tutt’uno con la città. Ci sono giorni che nemmeno la puzza dello smog riesce a coprirlo.
E poi ci sono i caffè storici, quelli dove ti siedi e ci passi due ore senza che te ne accorgi: davanti a una tazzina di caffè e a una fetta di strudel, sfogli un giornale tenuto insieme da una stecca di legno, come ancora si fa al Caffè San Marco, il più asburgico della città, e ogni tanto tendi l’orecchio a quel dialetto stretto, che ai poco esperti ricorda la cadenza veneta, ma di certo veneto non è e non è nemmeno friulano. Tra giuliani e friulani non sempre corre buon sangue.
Trieste dall’anima asburgica, Trieste frontiera tra la Mitteleuropa e il Mediterraneo, Trieste scontrosa, nostalgica. Trieste salotto dell’Adriatico, Trieste con la più grande piazza d’Europa affacciata sul mare.
Trieste tanto interessante, tuttavia, per molto tempo, quasi ignorata dai turisti. Oggi la situazione è cambiata. Un po’ per la sosta delle navi da crociera che ha contribuito, senza dubbio, al rilancio del turismo triestino ma, principalmente, per i cambiamenti nei flussi turistici. Nei turisti degli ultimi anni c’è una maggiore voglia di scoprire cose nuove, di non percorrere sempre le stesse vie e gli stessi itinerari, una maggiore attenzione alla sostenibilità ed anche gli operatori del turismo cominciano a rendersi conto che l’overtourism, ciòè accogliere più turisti di quanti la località può sostenere, è una pratica perdente. Di questo nuovo atteggiamento stanno raccogliendo benefici sia le mete più famose, che si stanno liberando da un affollamento eccesivo e soffocante, come pure le localita meno gettonate che vedono aumentare il numero dei loro visitatori.
Pensate che Trieste da meta semisconosciuta è diventata, secondo un recente studio di Booking.com, una delle 10 destinazioni globali più di tendenza per il 2025 e Alberto Yates, Direttore Regionale per il Sud Europa di Booking.com, parlando dell’evoluzione dei viaggi commenta:”… Trieste incarna perfettamente questa evoluzione, offrendo un mix unico di storia, cultura e benessere, arricchito da straordinarie esperienze notturne…“.
Sempre secondo i dati di Booking.com le ricerche di un alloggio turistico a Trieste sono più che triplicate, con un particolare aumento di interesse da parte di turisti dall’Austria, dalla Germania, dalla Serbia, dalla Croazia e dall’Australia oltre che Italiani.
Se visiterete Trieste durante il prossimo anno, non dimenticate di dedicare qualche giorno anche alle vicine Gorizia e Nova Gorica, Capitali Europee della Cultura 2025.
Alcune guide per conoscere meglio la città:
Trieste – Touring Club Italiano, 2022, 19,90€ ( anche edizione eBook)
Mappa di Trieste – Touring Club Italiano, 2021, 5,50€
111 luoghi di Trieste che devi proprio scoprire – Emons Edizioni, 2020, 16,95€
Trieste. Una guida – Guide turistiche Odos, 2020, 16€
Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre 2024 by Redazione